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Dalla bancarotta ai risparmi ai danni dei migranti: tutte le accuse per la moglie e la suocera di Soumahoro arrestate oggi

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È un lungo elenco di servizi non forniti agli ospiti delle cooperative gestite da Liliane Murekatete e Marie Therese Mukamatsindo, rispettivamente moglie e suocera del parlamentare Aboubakar Soumahoro, il cuore delle accuse che questa mattina le ha portate agli arresti domiciliari. A decidere per l’arresto è stato il gip di Latina nell’ambito dell’inchiesta – ancora in corso – sulle cooperative che si occupavano della gestione di migranti e di minori non accompagnati nella provincia di Latina, partita dalle denunce del sindacato Uiltucs, mentre a marzo scorso era stato chiuso un primo filone di indagini. Le misure sono state effettuate dalla Guardia di Finanza. Le due erano membri del Consiglio di Amministrazione della cooperativa sociale integrata “Karibu”. La procura di Latina contesta sovrannumero di ospiti, alloggi fatiscenti con arredamento inadeguato, condizioni igieniche carenti e riscaldamento assente alla cooperativa.

I servizi non forniti

Come riscontrato dagli ispettori della Prefettura di Latina e delle Asl, e quindi verificato dalla Guardia di Finanza durante le indagini, le mancanze di servizi essenziali per gli ospiti delle strutture gestite dalle due dirigenti erano molte. La procura, in un sintetico comunicato, ha elencato le principali:

  • sovrannumero di ospiti;
  • alloggi fatiscenti con arredamento inadeguato;
  • condizioni igieniche carenti;
  • derattizzazione e deblattizzazione assenti;
  • riscaldamento assente o comunque non adeguato;
  • carenze nell’erogazione dell’acqua calda;
  • carenze nella conservazione delle carni;
  • insufficienza e scarsa qualità del cibo;
  • presenza di umidità e muffa nelle strutture;
  • carenze del servizio di pulizia dei locali e dei servizi igienici;
  • insufficiente consegna di vestiario e prodotti per l’igiene.

Condizioni offensive della dignità

Secondo la procura le condizioni di vita dei migranti erano «offensive della dignità». Per i pubblici ministeri «l’inosservanza delle condizioni pattuite – concretizzatasi nelle gravissime criticità rilevate dagli ispettori della Prefettura anche congiuntamente a quelli della Asl di Latina e ai Vigili del Fuoco, tali da far vivere gli ospiti in condizioni offensive dei diritti e della dignità degli uomini e delle donne, aggravate dalla condizione di particolare vulnerabilità dei migranti richiedenti protezione internazionale – ha generato considerevoli risparmi di spesa/profitti, che sono stati utilizzati per spese varie (alberghi, ristoranti, abbigliamento di lusso, accessori, gioielli ecc.) e investimenti del tutto estranei alle finalità del servizio pubblico e assolutamente non inerenti con l’oggetto sociale delle cooperative e la loro natura di enti no profit».

Le distrazioni di denaro

Queste distrazioni di denaro hanno consentito di ipotizzare a carico degli indagati i reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale (per distrazione) a seguito dell’accertamento giudiziario dello stato d’insolvenza della cooperativa Karibu e di autoriciclaggio di parte di dette somme, che sono state trasferite all’estero (Ruanda, Belgio e Portogallo) e reimpiegate in attività imprenditoriali e comunque estranee rispetto alle finalità di assistenza e gestione in Italia dei migranti e richiedenti asilo. L’attività di indagine riguarda, in particolare, le strutture dei Cas di Aprilia (Via Lipari), di Latina (Hotel de la Ville Central) e di Maenza (Casal dei Lupi) gestiti dalla Karibu nonché quelle dei Cas di Latina (Via Romagnoli e Via del Pioppeto) gestiti da Consorzio Aid.

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